La Villa
L’Italia è universalmente conosciuta per offrire le migliori occasioni d’ospitalità in ville con una storia secolare ed unica, talvolta abitati in passato da personaggi illustri, abbelliti da artefici che hanno influenzato la storia dell’arte occidentale. Ben poche altre nazioni al mondo possono offrire altrettanto. A Firenze, le proprietà più belle sono spesso isolate sulle colline che circondano la città, beneficiando di viste mozzafiato sulla sua campagna, di splendidi giardini storici all’italiana e di temperature più fresche durante la stagione calda.
Villa Il Garofalo, sulla collina di Camerata a Firenze, che si affaccia a poca distanza dal magnifico Duomo del Brunelleschi, è un perfetto e raro esempio di queste magiche ambientazioni. É documentato che la Villa già esisteva alla fine del 1200, e ai primi del ’300 apparteneva alla famiglia del poeta Dante Alighieri, che la usava come magione di campagna a pochi passi dal centro della città ma già al fresco di mezza collina.
Alcuni studiosi poi sostengono che il nome della villa: Villa il Garofalo detta anche Villa del Garofano, venga in effetti dall’antico nome degli Alighieri, i Gheri, e Gherofano potesse voler dire il posto che accoglie i Gheri. Il riferimento poi è evidente nella frase nel canto dell’Inferno della Divina Comedia “Io fui nato e cresciuto sovra il bel fiume d’Arno alla gran villa”.
Quando gli Alighieri vennero esiliati, nel 1302, la villa fu confiscata dalla Repubblica di Firenze, dalla quale la ricomprarono nel 1332 i Portinari, come rivela un contratto conservato all’Archivio di Stato di Firenze (che dichiara che la villa “casa novella divenne ai Portinari”). I Portinari erano la famiglia a cui appartenne la celebre “Beatrice”, tanto amata da Dante da farne la propria guida spirituale nel Paradiso della Divina Commedia.
Di questo periodo si conserva l’antichissimo pozzo, con il relativo lastricato, che sono ancora originali. All’esterno della villa, una lapide del 1865 onora “la memoria del divino poeta e della sua Beatrice”.
La famiglia Portinari abitò la villa ininterrottamente fino al 1507, successivamente la proprietà passò prima ai Giuntini, e poi a vari casati del patriziato fiorentino. Nel Settecento pervenne alla famiglia Bondi, che l’abitó fino alla Seconda guerra mondiale, impreziosendola con oggetti acquistati nel corso dei loro lunghi viaggi. Molti di questi oggetti sono ancora presenti nella Villa. Nell’Ottocento i Bondi provvidero a un primo restauro della villa.
Nel corso della Prima guerra mondiale l’edificio fu convertito in luogo d’accoglienza per feriti e invalidi di guerra, mentre durante la Seconda guerra mondiale fu scelto come una delle sedi del famoso Ospedale Meyer e la villa divenne luogo di accoglienza per feriti.
Purtroppo la villa fu danneggiata da due ordigni degli Alleati, che l’avevano scambiata per la sede del comando delle truppe tedesche. Nel 1945 fu acquistata dai Conti Rimbotti, che effettuarono un accurato restauro utilizzando i materiali originali, riportando la villa ed i giardini agli antichi fasti.
Nel corso dei secoli la villa ha ricevuto adattamenti e modifiche che ne hanno mantenuto il fascino e l’eleganza.
L’aspetto esterno attuale risente soprattutto dell’estetica del periodo Manierista, di ricercata eleganza ed esasperata semplicità, con le tipiche finestre incorniciate in pietra serena.
All’interno, tanti saloni, uno è incorniciato da due belle arcate e un grande camino rinascimentali, sempre in pietra serena. Altre sale, arredate con gusto e cura dei particolari, conservano al loro interno pregevoli arredi e dipinti. Di grande impatto gli splendidi arazzi delle Manifatture di Bruxelles posti nelle sale del pianoforte e nel salone da ballo. Meritevole di nota anche il grande tavolo rettangolare in mogano, situato nella Sala dello Specchio.
L’artista Xavier Bueno (protetto dalla contessa Ursula Rimbotti al tempo in cui la famiglia comprò la magione) realizzò in questo contesto varie opere, tra cui il gigantesco affresco del Salone delle Feste, che ritrae anche il committente, il conte Pier Francesco Rimbotti, come prima figura a destra, con le chiavi di casa in mano.
Ai fianchi della porta d’ingresso si vedono, poi, i ritratti di Dante e di Beatrice, in due medaglioni, scolpiti nell’Ottocento dal Duprè, sotto i quali si leggono incisi i seguenti versi, scritti espressamente da Luigi Venturi: per celebrare i restauri operati dalla famiglia Bondi:
“Questa magion campestre era soggiorno
al cantor dei tre regni, ed ei venia
giovane quivi a inebriarsi un giorno
di speranze, d’amor, di poesia.
E la lasciò, né più vi fe’ ritorno
poi che l’esilio gli serrò la via.
Or le ridona di sua gloria un segno
Le figlie e il nome di quel divo ingegno”
La villa è celebre fra gli intenditori d’architettura per la bellezza del cortile, di carattere medievale con doppio ordine di logge, nel quale spicca l’antico pozzo, su cui sono scolpite le armi dei Portinari.
La splendida posizione permette di ammirare tutta Firenze dall’alto, quasi a poterla toccare con la mano, grazie anche a veri e propri “punti panoramici” nel giardino. Da molti anni la villa “Il Garofalo” è stata dichiarata Dimora Storica.